Lo sviluppatore maschio, su esplicita richiesta della femmina di comunicazione, scende a mostrarle le modifiche del sito. Lo sviluppatore maschio utilizza il suo piccolo portatile come un pavone usa la coda: per fare una ruota. Virtuale ovviamente (in tutti i sensi).
Una volta esaminate tutte le modifiche, lo sviluppatore maschio si addentra ad illustrare alla femmina di comunicazione come ha pensato di realizzare le successive variazioni tenendo conto di tutte le variabili del caso, anche quelle non contemplate. Si infila tra pagine e pagine di codice per mostrarti soluzioni da lui ideate per necessità inesistenti. “Scusa”, gli dici ad un certo punto, “tutto ‘sto movimento per una cosa che non ci serve?” e lui, tutto garrulo: “Ma che problema c’è?”
A te viene da ridere. Cerchi di non farti vedere mentre lui traffica tra i comandi e vorresti dirgli: “Lo vedi allora che sei innamorato del codice?”, ma ti sei imposta di tenere le distanze, perciò non gli dici niente, lasci che ti mostri la sua bravura e a dimostrazione conclusa lo ringrazi educatamente.
Tutto quello che ti ha mostrato non era autorizzato a realizzarlo e tu lo sai che se l’ha fatto è stato in gran parte perché è come un bambino con il suo giocattolo preferito, ma anche per fare un favore a te e gliene sei riconoscente.
“Io qui non ci sono mai stato e non ti ho mai mostrato niente”, dice lo sviluppatore maschio alla femmina di comunicazione uscendo dalla sala riunioni. Tu lo rassicuri, ma sai già che invece domani lo dovrai dire alla tua capa, prima che lei negozi il rilascio in produzione.
Per il resto della giornata lo sviluppatore maschio e la femmina di comunicazione si ignorano totalmente.
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